La percezione pubblica della tua azienda può essere decisiva tra il successo e l’irrilevanza. Con il passare del tempo, anche i marchi più consolidati possono perdere impatto o non rappresentare più adeguatamente i valori e gli obiettivi attuali dell’impresa.
Forse hai ampliato la gamma di prodotti o servizi, ti sei affacciato su nuovi mercati o il contesto competitivo è cambiato radicalmente. Potresti aver affrontato una crisi di reputazione che richiede un nuovo inizio.
Il rebranding offre l’opportunità di rinnovare l’identità aziendale, rafforzare il legame con i clienti esistenti e attirarne di nuovi. Ma come determinare se è il momento giusto per un cambiamento così significativo?
E quali sono le migliori pratiche per assicurare che il rebranding sia efficace e sostenibile nel lungo termine?
Analizzando strategie comprovate ed esempi di successo nel contesto italiano, troverai indicazioni preziose per guidarti nel processo di rinnovamento dell’immagine della tua azienda.
Cos’è il rebranding e perché è fondamentale
Quando parliamo di rebranding, ci riferiamo a una vera e propria revisione dell’identità di un marchio. Non si tratta semplicemente di cambiare un logo o aggiornare i colori, ma di un processo che include la rielaborazione della comunicazione visiva, dei messaggi chiave e della percezione generale dell’azienda da parte dei consumatori.
Un’operazione di questo tipo è particolarmente indicata quando:
- Il marchio è obsoleto e non è più in sintonia con i gusti o le aspettative del target.
- Si affronta un cambiamento della mission aziendale o un’espansione in nuovi settori o mercati.
- Si verifica un bisogno di recuperare da una crisi di reputazione.
Prendiamo ad esempio l’evoluzione di Plenitude (precedentemente Eni Gas e Luce), che ha rinnovato la propria identità puntando sulla sostenibilità. Non si è trattato solo di un cambio di nome, ma di un allineamento tra valori e immagine, portando a un riposizionamento di successo sul mercato.
Quando fare rebranding: i segnali che lo richiedono
Decidere quando attuare un rebranding è fondamentale. Non sempre una modifica superficiale risolve problemi di fondo. Alcuni segnali indicativi possono guidare verso questa scelta:
- Immagine datata. Se il brand appare visivamente superato o inadeguato rispetto alle tendenze attuali, potrebbe essere il momento di un aggiornamento. Il rebranding di Hugo Boss è un esempio di modernizzazione del brand mantenendo la storicità, riuscendo a catturare l’attenzione di un pubblico più giovane.
- Crescita del business. L’espansione in nuovi mercati richiede spesso un ripensamento della propria identità per rispondere alle esigenze di un pubblico diverso. Il caso di Peugeot, che ha modernizzato il proprio logo per riflettere uno spirito audace e sportivo, è un esempio calzante di rebranding in risposta all’evoluzione aziendale.
- Crisi di reputazione. Aziende che hanno subito danni d’immagine possono avvalersi del rebranding per rigenerare la fiducia del pubblico. Lo stesso approccio può essere utilizzato per distanziarsi da eventi negativi e rilanciare una nuova identità.
Focus su Rebranding Parziale o Totale
Un rebranding può essere:
- Totale: quando cambia radicalmente l’identità visiva e strategica dell’azienda. Esempi famosi sono Meta (ex Facebook) e Ita Airways (ex Alitalia). In questi casi, il rebranding non riguarda solo il logo o i colori, ma include il nome stesso dell’azienda, portando a un riposizionamento globale.
- Parziale: un rebranding limitato a elementi specifici come il logo o il packaging. Può essere utile per aggiornare l’immagine senza stravolgere l’identità consolidata, come nel caso del recente restyling del logo di Burger King, che ha mantenuto gli elementi classici adattandoli a un design più moderno.
Le fasi fondamentali del processo di rebranding
Per implementare un rebranding, è necessario un approccio strutturato, coinvolgendo tutte le aree aziendali. Pixela fornisce una guida chiara su come affrontare le varie fasi.
- Analisi e obiettivi: Prima di qualunque decisione, occorre capire perché si vuole cambiare. Vanno chiariti i nuovi obiettivi del brand e analizzato il mercato e la percezione attuale. Il brand deve emergere con una visione chiara, in linea con i nuovi sviluppi interni o con l’evoluzione dei clienti.
- Coinvolgimento dei team: Il rebranding richiede il supporto interno. Coinvolgere dipendenti e stakeholder permette di raccogliere idee, sviluppare coerenza e evitare resistenze. Inoltre, è fondamentale avere il contributo di tutti i livelli per garantire un cambiamento armonioso.
- Design e identità visiva: Il design è il volto del cambiamento. Il nuovo logo e la nuova identità visiva devono riflettere i valori e le aspirazioni del marchio, restando riconoscibili e coerenti. Nel caso di M&M’s, il rebranding è stato pensato per esaltare la diversità e inclusività senza stravolgere la personalità divertente del marchio.
- Pianificazione del lancio: Una volta definita la nuova identità, è necessario pianificare il lancio. La comunicazione deve essere chiara e coinvolgere tutto il pubblico. Il caso di Plenitude dimostra quanto sia importante una narrazione autentica e ben gestita, che ha portato il marchio a posizionarsi come leader nella sostenibilità.
Esempi di rebranding di successo
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M&M’s
M&M’s ha affrontato il rebranding con l’obiettivo di essere più inclusivo, rivisitando leggermente il design dei personaggi per rispecchiare i cambiamenti sociali. La risposta è stata positiva, confermando la rilevanza del marchio presso un pubblico ampio. -
Barilla
Barilla ha modernizzato il proprio marchio pur mantenendo intatti i valori di tradizione e qualità che lo hanno reso celebre. Il rebranding ha contribuito a presentare l’azienda in modo più moderno, pur rimanendo fedele alla sua identità storica. -
Peugeot
Peugeot ha ripensato la propria immagine per riflettere un’identità forte e sportiva, adatta a un futuro orientato verso l’innovazione e l’energia sostenibile
Errori comuni nel rebranding
Un rebranding mal pianificato può avere effetti negativi sull’immagine di un’azienda. Uno degli errori più comuni è ignorare il core business o i valori storici del brand.
Il caso di Gap, che nel 2010 tentò un cambio radicale di logo, è un esempio noto: la reazione negativa del pubblico costrinse l’azienda a tornare al logo precedente nel giro di pochi giorni.
Questo dimostra quanto sia importante mantenere un equilibrio tra tradizione e innovazione.
Come comunicare il rebranding
Per evitare confusione, il lancio di un nuovo brand deve essere accompagnato da una comunicazione trasparente.
Spiegare al pubblico i motivi dietro il cambiamento e i benefici che ne deriveranno può aiutare a minimizzare le reazioni negative.
Utilizzare i social media per raccontare il dietro le quinte del rebranding può creare una connessione emotiva con i consumatori, aumentando l’engagement.
Consigli finali
Il rebranding deve essere sempre allineato a una strategia di lungo termine, che tenga conto del mercato e delle esigenze del pubblico. Ogni elemento, dal design alla comunicazione, deve essere coerente con i nuovi obiettivi aziendali.
Con una pianificazione accurata e una visione chiara, il rebranding può essere un potente strumento per rilanciare un’azienda e rafforzarne la posizione in un mercato in costante cambiamento.